Risposte alle domande di fine luglio

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    “Concentrato di risposte” alle domande dell’ultima settimana, tentando come sempre di “dare un senso all’insieme”.


    Posso lavorare con due “sistemi” su due pc differenti, e in contemporanea?

    Sicuramente sì.

    Posso lavorare con 22 sistemi differenti, ciascuno su pc differenti, il tutto in contemporanea?

    Sicuramente NO.

    Esiste una “via di mezzo”?

    Si può creare un “secondo sistema” che lavori su un “fondo comune”, magari anche solo un “accordo” stipulato tra singoli di fronte ad un notaio, avvocato ecc.: in tal caso, ovviamente, gli N soggetti devono condividere un’unica “strategia operativa comune”.

    In questo caso, N può essere “qualunque”, e nessuno notaio/avvocato non avrà difficoltà a “mettere nero su bianco in anticipo” sia i termini dell’accordo, sia le “ripartizioni (proporzionali al capitale conferito da ciascuno)”, con eventuale “previsione” (in definitiva, è solo aritmetica) di nuovi soggetti entranti, di nuovi “conferimenti in capitali” dei già “soci”, o di eventuali “disinvestimenti”, ecc.

    L’unico problema REALE rimane quindi la creazione di questo secondo “soggetto”=”fondo comune”.
     
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    CITAZIONE (Ripley Suisse @ 20/7/2020, 14:38) 
    L’unico problema REALE rimane quindi la creazione di questo secondo “soggetto”=”fondo comune”.

    Il “fondo comune” verrà “collegato” ad una piattaforma operativa di un QUALUNQUE broker sulla scelta del quale concordino TUTTI i partecipanti.

    I broker possono “fare da sostituto d’imposta”, ossia alcuni di essi sono organizzati per “fare i conti giorno per giorno con il fisco italiano affinchè il fondo non esca dalle regole fiscali italiane”.

    Tutti gli altri broker, invece, a fine anno rilasciano un “documento” che attesta “con quanti soldi avete iniziato e con quanti avete finito l’anno fiscale corrente”, per calcolare i "gains imponibili": sarà quindi il vostro commercialista a compilare l’apposito “quadro” sul vostro modello di dichiarazione dei redditi nella primavera successiva.

    Questa seconda possibilità ha il vantaggio che tutti i gains rimangono giorno per giorno all’interno del fondo a “creare nuovi gains”: alla fine dell’anno, la differenza rispetto al metodo precedente può essere significativa (pur rimanendo all’interno delle stesse regole e leggi).
     
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    Nel caso in cui desideriate creare un “fondo aperto (a tutti, non solo a quelli che inviterete/deciderete voi)”, conviene “quotarlo”=”certificare ufficialmente giorno per giorno, o mese per mese, o trimestre per trimestre ecc. i risultati, e pubblicarli su Sole24 o altri”.

    In tal caso, oltre al broker, si deve scegliere anche una società “di revisione” che certifichi ufficialmente la quotazione alla fine di ciascun periodo.

    Ovviamente “sono costi in più” (direttamente proporzionali alla frequenza di "quotazione"), che però, generalmente, sono ampiamente ripagati dai “volumi entranti” dai nuovi sottoscrittori, invogliati dai contemporanei, miseri “risultati della concorrenza”.

    Perché anche la concorrenza ha gli stessi costi da ammortizzare, ma, di contro, non ha “strategie operative” per recuperarli, quindi, giocoforza, non può che proporre l’ingessamento dei capitali “nell’ottica del lungo periodo”=”qualunque tempesta colpisca, non abbiamo la possibilità economico/organizzativa di adeguarci senza erodere i nostri guadagni di banca (sempre più risicati)”.

    In ogni caso, la banca guadagna dal vostro fondo anche se voi “fondisti” perdete tantissimo: le commissioni più “pesanti” sono infatti quelle “operative/intermediazione” e quelle “annue di gestione”, entrambe completamente indipendenti dai reali “risultati/gains”.
     
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    Le “tasse sugli investimenti” sono, attualmente, il 26% dei gains realizzati.

    Ad esempio, la gestione che si sta avviando a “sestuplicare il capitale a 5 mesi”, il prossimo 3 agosto conterà 6 milioni di capitale disinvestibile, quindi avrà realizzato 5 milioni di gains su un milione investito lo scorso 3 di marzo: se il 3 di agosto si decidesse “di chiudere tutto e salutarsi”, ben 1,3 milioni andrebbero al fisco italiano la primavera 2021 in sede di dichiarazione dei redditi (quadro “redditi da capitale all’estero” se il broker scelto fosse svizzero, inglese, olandese ecc.)

    In Italia esiste anche una “tassazione agevolata al 12,5%” per gli investimenti “a scopi previdenziali/salute”, ma occorre informarsi bene con un esperto del settore per verificare insieme se si rientra nei “paletti” imposti dall’Italia (una volta era sufficiente dichiarare di non avere intenzione di disinvestire entro un lungo lasso di tempo che giustificasse un "fine previdenziale").
     
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